video | Gozzilla d'Acquedolci
Al via le riprese del mio nuovo film Gozzilla d'Acquedolci, una produzione indipendente PsychoLand.
Dopo l'esordio cinematografico nel 2006 con b same, seguito da (torna) b same (rispettivamente vincitori assoluti della Retrospettiva Sys 2006 e del Festival internazionale d'arte cinematografica digitale – Sezione animazione – al 2° Video Festival città di Imperia 2007), proseguo così nella mia indagine sulla diversità mettendo in scena un soggetto scritto a quattro mani con il compositore Gaetano Di Giorgio.
In questo terzo capitolo, il diverso è trasfigurato nell'incubo (seppur letterariamente volgarizzato, evidente è l'omaggio a Gojira, la creatura/icona protagonista del capolavoro di Ishirô Honda) che, percorrendo una linea immaginaria tra il Giappone e la Sicilia, inaspettatamente giunge ad Acquedolci, un sonnolento paesino sul Tirreno.
Forse ancora maggiormente introspettivo rispetto alle precedenti opere, sebbene connotato da una più intelligibile narratività, il mio Gozzilla si aggira discretamente tra gli alvei più profondi della sensibilità umana, ineluttabile, esplorandone le multiformi fragilità.
Nel cast, Marisa Mangano, Jack Calabrese, Giuseppe Campione.
L'uscita del film è prevista per la primavera del 2008.
words | Omnibus
PsychoLand sul numero di settembre di Omnibus
Gentili lettori,
il nostro terzo incontro tra le pagine elettroniche di Omnibus rappresenta una splendida occasione per annunciare il debutto ufficiale di PsychoLand ~ visions of elsewhere.
Considero la realtà di un web in fermento continuo e incontrollabile: blog, forum, siti tematici più o meno significanti rivelano una crescita esponenziale delle risorse disponibili e – insieme – della varietà (e complessità) dei contenuti. Già da anni ci confrontiamo, dunque, con una sorta di sterminata officina multiforme delle opportunità, le cui offerte spaziano dal necessario all’assolutamente insignificante e dal cui interno remoto il bene e il male demoltiplicano i propri collegamenti.
Già alla luce di questa prima elementare riflessione, tanti potrebbero legittimamente giudicare superfluo – se non addirittura un'inutile velleità – aggiungere a tanta abbondanza un piccolo opificio in sede distaccata. PsychoLand? La succursale acquedolcese del già visto e sentito, niente di originale, insomma. E poi, in fin dei conti, se nemmeno le soluzioni grafiche sono tutta 'sta novità, dov'è la differenza rispetto al resto? Ebbene, ciò che distingue la PsychoLand dal resto sono le persone. Non solo: senza le persone, la PsychoLand non esiste.
L'obiettivo del progetto, pensato nel 2006, era quello di organizzare e promuovere un luogo d'incontro (e confronto, senza recinzioni o barriere) dove chi vive di visioni potesse condividerle; uno spazio, dunque, dedicato a chi sente la vita ch’è breve e che scoppia, giorno per giorno; a chi sa quant’è bello dire in silenzio di quell’interno frastuono, con tutto il sollievo d’un buen retiro affatto invasivo, giammai soverchiante o violento. Parlatori di niente, poeti del sonno, pittori d’acqua e di vino di primo mattino, nell’officina trovano asilo. Ecco perciò chi viene alla PsychoLand, ecco dunque di chi è questo spazio: tuo, che in televisione, tra novantanove canali scegli quello con l’effetto neve che non si vede niente; o tuo, che con una parola imbastisci un trattato; tuo, che languisci allo stop mentre il pianeta è una trottola fumante; e tuo, sì, anche tuo che sei solo di passaggio, quando un momento ti fermi e senti.
Le creature che già popolano la PsychoLand – che a breve Vi presenterò – alla cadenza della similitudine condividono l’impellenza di fare, l’idea che se pure il tempo è finito non lo sono certo la bellezza e l’amore. Pittura, letteratura, cinema, musica, teatro, fotografia sono opportunità – tra loro diverse, ma giusto come il volo e la poesia, pur tutte ugualmente necessarie – per contemplare la bellezza e confrontarsi con essa.
A oggi, la PsychoLand è:
– Elisa Bonamore: giovane traduttrice romana, cura le versioni in lingua giapponese della Psycholand Pro., la divisione di produzione dell’officina;
– Ettore Colletto: fotografo d’arte di Sant'Agata Militello (ME) (www.ettorecolletto.it);
– Gaetano Di Giorgio: da Acquedolci (ME), è compositore onirico, architetto, appassionato teorico della Robotica mistica;
– Carmelo Elmo: inesauribile, straordinario maestro ceramista di Santo Stefano di Camastra (ME);
– Angelo Formica: artista multiforme che vive tra Milazzo (ME) e Milano, è votato alla ricerca ed alla sperimentazione in vari campi quali illustrazione, scultura, fotografia, video, installazione (www.uomoallafiinestra.it);
– Marisa Mangano: dentro a una donna tanto necessaria quanto discreta e sbadata (quale incanto), amante dei silenzi e delle ombre di Acquedolci, si catalizzano consulente musicale, traduttrice in lingua francese, assistente al montaggio e alle produzioni cinematografiche della Psycholand Pro.;
– Marco Petri: romano, esperto del settore informatico e videotecnico, è il consulente multimediale dell’officina (www.explore-mm.it);
– Vittorio Rombolà: vulcanico poeta, cantante e cabarettista romano (www.vietato-fumare.it);
– iarumasami (aka Antonio Giuseppe Valenti);
– Nino Valenti: coltiva poesia ed affabulazione sulle sponde del Tirreno, ad Acquedolci.
Se visitare la PsychoLand è semplice, ancora più facile è farne parte. Basta scrivere ad info@psycholand.it, senza alcuna formalità: potrai raccontarti attraverso le tue opere, le tue follie, le tue visioni. I tuoi silenzi. Attraverso la tua semplicità. Liberamente.
Augurandomi di poterVi accogliere presto all’interno dell’officina e nel rinnovare l’appuntamento con questa rubrica sul prossimo numero di Omnibus, ho il piacere di lasciarVi con due componimenti poetici: Il giuoco delle parti, in dialetto romanesco, tratto da "…i colori di uno zingaro" – Edizioni Aletti 2007, di Vittorio Rombolà; ‘A terra è ‘nu prisepi, in dialetto siciliano, del nostro Nino Valenti.
Buona lettura.
All rights reserved © 2007 PsychoLand ~ visions of elsewhere
Il giuoco delle parti di Vittorio Rombolà
“Damme retta nonné
– disse er barone ar canuto mendicante –
li sordi nun danno la felicità ...”
“E che nun ce lo so
– ja rispose er vecchio ammiccando –
‘enfatti mentre voi camminate carzando sole de cuoio,
a me de cuoio me ce so’ diventate le piante de li piedi,
tra piaghe, calli e rognosi geloni …”.
“Te dico de fidatte
– ariprese er barone un po’ stizzito –
la moneta nun compra la gioia …”
“Lo so
– continuò er poretto –
vero è che mentre voi sedevate a tavola
e vi abbuffavate con minestra, maiale, patate,
caffè e ammazzacaffé,
io stavo proprio a fa la fine der caffè,
tra li crampi allo stommico e
la cicagna der pensiero …”
“Te lo vojo di per l’urtima vorta vecchio mio,
– rimarcò ancora er barone –
li danari nun regalano er soriso …”
“Sor baroné,
– replicò ancora er mendicante –
in verità, voi tutti li torti mica ce l’avete!!!
Ma la pensereste allo stesso modo a cenci invertiti?
E’ facile fa da maestro sulle disgrazie artrui…
Si, ce lo so:
co’ l’oro non se po’ comprà né l’ammore
né la felicità
e,
soprattutto,
nun te rigala er potere maggico de fa scappà la morte …
ma così è pe’ tutti: ricchi e poracci …
che c’entrano li sordi?
Famo ‘na cosa, se Ve garba,
metteteve ar posto mio,
indossate ‘sto vecchio mantello
che me copre tutti li santi giorni
e tutte le fredde notti
e fateme scarozzà sin ar vostro palazzo
e ve prometto che stasera
quando siederò sulla vostra portrona,
davanti allo schioppettante foco
cor calice colmo der vino delle vigne vostre,
un brindisi a voi dedicherò:
… che signore quer barone,
li sordi nun danno er soriso,
c’javeva proprio ragione …
… ma allora perché da quando so entrato in ‘sto palazzo
e me so messo ‘sta veste de seta sulle spalle
nun riesco a levamme ‘sto soriso da cojone?
Ma non finì di proporre codesto giuoco delle parti
che il baronetto già filava tosto
verso palazzo …indietro non volgendo più lo sguardo.
‘A ricchezza nun sarà tutto nella vita d’ogniuno,
ma é mejo avella accanto che aveccela contro …
A terra è ‘nu prisepi di Nino Valenti
Iò mi dumannu: ma ‘sta minch’i terra
fatta d’immrogghi, sciarri e sempri ‘n guerra
cù la misi a girari ‘ntornu ‘o suli,
china di cristiani, armali e muli?
L’unica cosa bedda ‘i taliàri
sunnu ‘i pianti, l’aciddùzzi e i ciùri;
beddu lu mari quann’è sirenu
ma di luntanu, quannu passa ‘u trenu.
L’amuri e la bontà, tu: chi mmi dici!
Unn’è ca sunnu cchiù li veri amici,
‘a genti, chidda vera, chidda onesta?
T’u po’ scurdari, levitìllu d’a testa.
Oggi si joca a fùttiri ‘u cumpagnu,
l’amicu ch’accarìzzi ti duna ‘n’mpugnu,
‘u beni chi ttu fai ‘n vali nenti
picchì dopu ‘n’antìcchia ti nni penti.
Li stiddi chi tu viri ‘nta lu cielu
ddà ssupra, ‘mpiccicàti ‘nta ddu’ velu
sunnu lanterni, luci di Natali:
ristàru ‘nta lu tempu tali e quali.
‘A terra è ‘nu prisepi di tant’anni,
è ‘nu prisepi ‘mmenzu, ranni ranni;
i luci cci misi ‘nu Scinziatu
chi ppoi murìu e ‘u lassàu ‘ddumàtu.