Gaetano Di Giorgio
Un vecchio detto cita l'amore come discendente e non ascendente.
Nel senso che il più informato ama il meno informato                   più di quanto quest'ultimo riesca ad amarlo a sua volta.
...nonno-nipotini, zia-nipoti, genitori-figli, anziani-giovani                   o vita in genere.
Provo a fare una analisi a riguardo proiettandomi all'infinito                   ed all'infinitesimo.
Dio rappresenta concettualmente l'Informazione massima, nonchè                   l'amore infinito (Cristianesimo).
Ed ecco che esplode la ferocia degli scettici a proposito della                   presunta incoerenza tra la nostra vita sofferente e l'ipocrisia                   (presunta) dell' amore divino.
Eppure non mi sembra difficile osservare la chiarezza del disegno...
La nostra vita è segnata dagli opposti bene-male (bianco-nero,                   dolore-piacere, pianto-riso, libertà-costrizione, techno                   music-Mozart... in breve: azione e reazione [R.G.]).
L'assenza di una delle due forze non permetterebbe all'universo(così                   come lo percepiamo) di esistere.
Quindi lo zoppo sarà felice nella corsa ritrovata, il                   cieco nella vista, il galeotto quando si tufferà nel                   fiume... La Terra quando trovò la Luna... (:-(())
Il fatto è che Dio, in base a come la coscienza ha costruito                   il mondo, non potrebbe, visto l'amore assoluto che ha per noi,                   vietarci l'esperienza della sofferenza.
È proprio la stessa sofferenza della vita materiale a                   dare senso ad una assoluta ed infinita gioia - è matematico!
Con limite tendente all'infinito, nel rapporto Dio/vita materiale,                   otteniamo gioia infinita. La stessa cancella completamente la                   sofferenza-conoscenza del denominatore.
Ma guai se quest'ultima non fosse presente nella relazione,                   sarebbe persino un non-senso matematico, non potrebbe esserci                   alcun vero gaudio per noi. 
Invertendo i termini della frazione, col passaggio al limite                   si ottiene una sofferenza che si annichilisce rispetto all'infinità                   amorevole di Dio; zero è il valore del male patito rispetto                   alla maestà dell'Inconoscibile.
Eppure, se quel breve sospiro affannoso, oppresso dall'immane                   splendore, non esistesse, non esisterebbe neanche Dio.
...e non c'è stato neanche bisogno dei teoremi di Incompletezza                   di Godel, che sono autentica poesia.
Gaetano Maria Di Giorgio